domenica 14 marzo 2010

Mine vaganti


La leggerezza della canzone "50.000 lacrime" ha conquistato la mia mente di spettatrice perchè rappresenta a pieno la leggerezza del tono con cui questa storia corale viene raccontata da Ferzan Ozpetek. Una famiglia tradizionale leccese viene travolta dalla confessione del figlio che dichiara a pranzo la propria omosessualità. L'equilibrio familiare viene messo alla prova, ma non si spezza. Nonostante ciò, la minaccia che il padre possa subire un ulteriore teatrale infarto costringe l'altro figlio Tommaso a tacere il proprio segreto. Forse la vera mina vagante di questo film è proprio la omosessualità che imperversa e mette radici nelle famiglie cosiddette normali, costringendole ad abituarvisi. Mentre la reazione di netto rifiuto del padre (Fantastichini) viene resa in maniera macchiettisitica, facendo credere che non sia "realistico" un tal modo di reagire, il resto della famiglia bene o male si assesta su questa nuova normalità, spostando il confine della definizione di quest'ultima. Per questo, alla fine, la vera cosa importante diventa non l'essere normale, ma l'essere felici ed essere sè stessi.

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