sabato 29 settembre 2012

Reality

Il dopo Gomorra di Garrone fà largo ai sogni, quelli con la S maiuscola, rappresentandone il potere accecante tramite immagini sfarzose. Partendo dalle scene sfarzose di un matrimonio faraonico la storia sprofonda in modo sempre meno idilliaco e sempre più patologico.
Luciano è un verace pescivendolo di Napoli che vende di contrabbando robot da cucina improbabili quanto esteticamente repellenti. Una delle prime scene del film introduce lo slogan "Non dovete mai smettere di credere nei vostri sogni", ma la vita del protagonista finisce in un tunnel di schiavitù da essi, quando iniziano i provini del Grande Fratello. Garrone propone una trama adagiata su un letto di napoletanità perfettamente scolpito, ma la sua asserzione è molto profonda: il Grande Fratello può portare a creare falsi valori di successo fino a fare perdere il senso di realtà? Da psicologa mi sento di dire che una persona che perde l'esame di realtà a tal punto da pensare di essere spiata dal Grande Fratello e da regalare teatralmente tutti i propri beni al prossimo per fare vedere di esser degno del programma, ha nel reality solo l'evento scatenante di una patologia megalomane che si sarebbe comunque scatenata con altre modalità. Garrone vuol farci riflettere con immagini pittoresche e dialoghi in parte sottotitolati su dove sta andando una parte del mito del progresso e su quali valori abbraccia una determinata società. Non siamo, però, così fragili, non lo è la società. Il Grande Fratello non ha tutto questo potere ed aggiungo per fortuna.

domenica 23 settembre 2012

The Words

Una scatola cinese dalla trama potenzialmente intrigante, The Words propone una riflessione morale sull'onestà intellettuale e sul confine tra fortuna e furto di idee. Non è la prima volta che al cinema l'intera scritturazione di un personaggio si incentra su un tema del genere quale quello del fine che giustifica i mezzi. I registi Brian Klugman e Lee Sternthal partono da questa idea proponendo una patetica drammatizzazione del protyagonista, che non lascia scampo ad un giudizio di valore puritano e castrante. La recitazione di Bradley Cooper, del resto, è amorfa e insipida, nonostante il montaggio non lasci sfuggire tempi morti. In inglese thriller significa emozionante ed in tale genere "The Words" è stato stato schedato. Eppure tutto scorre in modo stereotipato e prevedibile tanto da smorzare sul nascere qualsiasi brivido potenziale.

lunedì 17 settembre 2012

Prometheus

Prometheus, l'ultima fatica di Ridley Scott, rispetta, senza fantasia, tutti i protocolli informali dei film fantasy americani. Ci sono il bene ed il male, gli effetti speciali, i mostri disgustosi e la storia d'amore che fà da sfondo. La trama presenta spunti di riflessione interessanti che, però, non vengono sviluppati in modo altrettanto creativo nel corso del film ed il finale ammicca ad un sequel. Il cast è ricco di star, ma le loro performance sono piatte. Gli effetti speciali colpiscono, ma non travolgono ed il 3D è abusato in quanto molte delle scene sono in interni.

domenica 16 settembre 2012

L'intervallo

"L'intervallo" dura quanto una partita di calcio, ma qui il gioco è molto cupo e la location non è un bel campo all'aperto, ma una casa buia, abbandonata e dai confini indefiniti. L' intervallo di permanenza in questo luogo è sconfinato e la dimensione del tempo si perde negli sguardi tra i due protagonisti, che si soffiano a vicenda come due gatti impauriti. I dialoghi sono ermeticamente napoletani, quasi a voler rendere ancora più criptico ed inconoscibile tutto ciò che stà accadendo. L'opera prima di Leonardo Di Costanzo si fonda sulla semplicità dei due protagonisti, due non professionisti ai confini con l'adolescenza.Un pò manieristico è il setting, che sicuramente regala un colpo d'occhio iniziale, ma che con lo scorrere della trama pecca di superficialità. Il crescendo di tensione non si avverte, molte delle scene risultano scontate e questo viaggio di iniziazione è raccontato in maniera autentica, ma sofferta. 

sabato 8 settembre 2012

Bella addormentata

Eluana Englaro è morta.
 Il grande scandalo si consuma lentamente attraversando le storie di tutti quelli che tra le mura domestiche vivono lo stesso genere di morte o muoiono nel tentativo di sopravvivere, a seconda dei punti di vista. Vivere, sopravvivere, morire nell'anima, annientarsi fisicamente ed essere annientati fisicamente, Bellocchio coniuga il senso della vita all'attivo ed al passivo, proponendo una messa in scena di tante piccole storie.
Cosa succede in una famiglia quando una bellissima figlia rimane in stato vegetativo e la madre perde d'un colpo la forza di vivere? Cosa accade quando una figlia scopre che il padre ha dolcemente collaborato alla morte di sua madre, glielo perdonerà mai? Cosa succede se la voglia di vivere viene estirpata brutalmente dal virus della depressione per colpa della droga? Quale di tutte queste condizioni è vita?
La struttura a piramide della narrazione, che culmina nella scelta del senatore del PdL di dimettersi, votando contro la legge che proibirebbe alle tante Eluna di cessare la loro sofferenza, ha una compattezza sublime. Ogni storia ha una sua direzione, ma non si percepisce alcuna frammentarietà narrativa. Tutto si intreccia, eppure ognuno rimane dentro la propria sofferenza.
Il ritmo è serrato e le scene non sono cupe, ma intense. Il finale conclude, ma lascia intravedere vari squarci interpretativi, tutti segnali di una regia da Leone d'Oro.