lunedì 20 aprile 2015

Mia madre

L'immagine stilizzata della moto di "Caro Diario" con la sottostante impressione del nome della casa produttrice Sacher sancisce l'incipit  di "Mia madre".
Eppure fin dalle prime inquadrature si percepisce un clima ben lontano dai monologhi esistenziali del Moretti anni'80 e '90.
Con "Mia madre" il regista conferma di voler trasferire il focus della telecamera dai propri conflitti ideologici a quelli esistenziali.
Lo zoom sulla situazione occupazionale che infervora gli animi degli italiani, viene ridotta ad un metateatro geniale e bizzarro che non nasconde un tono di beffa. L'assenza di comunicazione tra datore di lavoro e dipendenti è rappresentata dall'istrionico Turturro che trasforma il dramma lavorativo contemporaneo in  poesia e commedia. Questa scelta comunica a mio avviso l'intento di rendere periferici e teatrali i drammi imposti dalla comunicazione mediatica attuale. Stessa ottica provocatoria si riscontra nella scelta di intitolare il film ad un elemento narrativo non così centrale. Si insinua il sospetto che il regista giochi sul voyeurismo degli spettatori spiazzati dalla narrazione di un lutto che appare essere sempre più legato ad un dramma trasversalmente sociale ed esistenziale, più che interno ad una relazione madre-figlio.
Quello che rimane in questo quadro di depistaggi e parentesi tonde di metateatro è un intento comunicativo ordinato, che sulla confusione delle immagini dei ricordi costruisce un forte filo conduttore.
Margherita Buy è alla ricerca di sé stessa proprio come lo era il Paladini di "Caos calmo". "Mutatis mutandis" ciò che rimane è l'impellenza di comunicare uno smarrimento.
Al disordine interiore che il regista comunica si contrappone un estremo rigore rappresentativo ed estetico. Ogni scena scandisce uno stato emotivo e lo rappresenta unendolo a tutto il resto come le pagine di un libro che viene improvvisamente aperto da una folata di vento, rimanendo tuttavia impaginato grazie alla solida rilegatura.
"Mia madre" possiede il livello di introspezione e la raffinatezza necessari per colpire la sensibilità dei giurati del Festival di Cannes.