martedì 27 maggio 2014

Le meraviglie


La campagna dalla piattezza priva di segreti ripresa in tanti piano-sequenza si anima a metà film grazie alla sagoma di un cammello. La scena visionaria tra il felliniano ed il bergmaniano vale da sola il Gran Premio della Giuria di Cannes 2014, così come la beffa finale della casa vuota con la tenda che si muove per mano del vento. La lentezza della vita agreste che cadenza le giornate della famiglia protagonista di "Le meraviglie" costituisce la nota dominante della musica del film. In tutto questo la regista inserisce la contrapposizione tra la fascinazione verso il mondo dello spettacolo e la semplicità della vita quotidiana. L' aspetto cavalcato dal cinema italiano di oggi costituisce una nota alta del film seppur non tra le più originali. "Le meraviglie" è una pellicola dalla linearità narrativa e dall' estetica neorealista, ma sottende una notevole complessità simbolica, che sta allo spettatore decriptare. Dietro le immagini si snoda un crocevia di sfumature e la abile regista sembra beffarsi di ogni palese etichetta di genere, spiazzando lo spettatore ogni qualvolta la trama sembra prendere una connotazione stereotipica. Così quando la bambina si ferisce mentre sta smielando, il film rinuncia al tema dello sfruttamento lavorativo minorile. Allo stesso modo il tema dello spettacolo che peraltro fornisce il titolo al film, non ne determina la conclusione. In questo modo la regista porta sullo schermo l' essenza di uno spicchio di società in cui i bambini sono concreti e gli adulti sognatori.