giovedì 13 dicembre 2012

Una famiglia perfetta


Nonostante l’alone generale che il film si trascina dietro ammicchi abbondantemente al cinepanettone, mi lascio trascinare in sala dal “legittimo sospetto” sollevato dal trailer. Qualcosa mi dice fin da subito che potrebbe non essere la solita trappola natalizia. In effetti l’ “asse” Castellitto-Giallini-Gerini già collaudato in “Non ti muovere” mi lascia se non altro incuriosita visto il successo del citato “trittico” nel film tratto dal celebre romanzo della Mazzantini.
 Una volta entrata in sala “Una famiglia perfetta” mi inonda con la creatività di un script veramente innovativo e fuori dagli schemi cinepattoneschi. Nonostante il film sia di matrice spiccatamente teatrale, la scenografia completamente realizzata in interni non va ad appesantire minimamente la resa del film nella sua interezza.
L’idea iniziale del regista è vulcanica e dirompente: non lascia spazio ad un eventuale riflessione su altri elementi critici del film, come la messa in scena di alcuni stereotipi. Il Natale diventa un teatro vero e proprio e Genovese riesce con leggerezza a condurre una riflessione profonda su quanto ci sia di autentico nel Natale. Se il personaggio di Castellitto non è proprio originale e ricorda un certo Scrooge di più antica memoria, l’idea della troupe che viene assoldata per fargli trascorrere un Natale in compagnia è veramente geniale, come lo è l’inizio ex-abrupto, che mi ha gettata in un iniziale senso di smarrimento.

lunedì 3 dicembre 2012

Di nuovo in gioco

"Di nuovo in gioco" è l'ultimo film prodotto da Clint Eastwood. La sua assenza alla regia in un film tipicamente nel suo stile crea un enorme buco nero entro il quale il film si perde. La pellicola viene inesorabilmente trascinata verso un remake melodrammatico pergiunta malriuscito del capolavoro "Gran Torino". Se lo scenario del baseball si pone come esca efficace, il film non si incentra mai su tematiche sportive, virando furbescamente da subito verso la narrazione del rapporto padre-figlia. La recitazione graffiata di Clint, riesce a regalare solo qualche sfumatura più profonda ad un personaggio piatto e maldiretto. La parabola sul talento risulta un'idea accattivante, ma viene esplorata con un condimento di luoghi comuni da rasentare la nausea. Quel che resta è una operazione commerciale riuscita a metà per chi non ha mai visto "Gran Torino" e per tutti gli altri semplicemente un prodotto furbo e  manieristico.