sabato 25 febbraio 2012

Shame

Entro in sala con una vecchio che commenta le scene ad alta voce come fosse a casa sua ed in film del genere si possono immaginare i tipi di commento...Questa presenza dona una nota vintage alla visione di questo film ricordandomi come ormai andare al cinema sembri in alcune circostanze una moda superata.

A parte questa considerazione iniziale sul contesto e sull'atmosfera generale in cui mi trovo catapultata in questo sabato di inizio disgelo, posso affermare ex abrupto come "Shame" mi doveva sbalordire e mi ha sbalordito.

Nonostante sia nelle sale già da più di un mese e se ne sia parlato sulla stampa ed alla televisione, nonchè al Festival di Venezia, "Shame" riesce a stupirmi. Il soggetto è spettacolare: una perversione invisibile agli occhi superficiali della gente, nulla di palesemente contro natura, eppure Brandon è una persona sessualmente tormentata. Rispetto ai gesti della sorella il suo è un comportamento molto meno autolesionista, ma molto più palesemente sofferente. Già perchè l'unica cosa che si capisce fin dall'inizio è che Brandon sta male. Scena dopo scena il regista compone il quadro della sua psiche come fosse un puzzle da montare pezzo dopo pezzo o la scena di un delitto da svelare.

Le riprese sono molto accurate ed alcuni piani sequenza dall'impatto visivo veramente riuscito.

L'assenza quasi totale della trama non si sente nemmeno perchè il realismo descrittivo pervade lo schermo e riempie di contenuto il film.

Michael Fassbender interpreta Brandon in maniera eccellente, mentre sdolcinata e stereotipata è l'interpretazione di Carey Mulligan, il cui ruolo è quello della sorella di Brandon, cantante problematica con tendenze suicide. Eppure anche il suo personaggio è ben scritturato.

domenica 12 febbraio 2012

Fino a prova contraria




Sconvolta dalla finezza di capolavori come "Million dollar baby" e "Gran Torino", mi avventuro nella ricerca a ritroso di altri film di Clint Eastwood. Mi imbatto così in "Fino a prova contraria", pellicola del non così lontano 1999. Il viso del regista attore comincia già ad essere solcato dalle rughe anche se rimane invariata l'inconfondibile astuzia del suo sguardo. Nonostante la regia non sia così banale va notato come già il tema della pena di morte negli USA sia stato toccato con successo nel '95 con il popolare "Dead man walking". Il film di Eastwood è ben fatto, ma al contempo molto patetico e poco originale. Il montaggio ed i dialoghi sono da classico film americano sui diritti umani. Nulla avvince in particolar modo anche se nel complesso il film non è da buttare. Sicuramente il film va anche visto come una presa di posizione del regista nei confronti del tema della pena di morte.

giovedì 9 febbraio 2012

Tre uomini e una pecora



Detesto l'umorismo americano, non sono mai riuscita ad apprezzare nemmeno le forme più popolari e di successo di questo genere. Eppure sarà che fuori c'è la neve e domani si dice che la tormenta tornerà, sarà la particolare giornata di oggi, in cui mi sento un pò più fragile e pensierosa del solito, questo "Tre uomini e una pecora" nonostante tutto mi è piaciuto. Goliardico come non mai e surreale fino a sfiorare il cattivo gusto, questa pellicola riesce, però, a mantenere sempre un certo contegno ed un suo perchè. Allusioni sessuali che non sono assolutamente delle allusioni e simbologia della pecora che rappresenta l'animale che è in ognuno di loro e di noi, l film trasmette un grande senso di leggerezza. Montato bene, dura il tempo necessario per esprimere il meglio di sè, ill meglio del suo genere.

domenica 5 febbraio 2012

Millenium- Uomini che odiano le donne



Mikael Blomkvist è tornato e soprattutto Lisbeth Salander è tornata. La fortunata saga di Stieg Larsson rinasce per la seconda volta, tentando in questo tentativo la pista americana. Il risultato è un prodotto molto più commerciale con molta più violenza e molto più sesso rispetto innanzitutto al libro e poi alla prima versione cinematografica. Il fascino di Lisbeth Salander non è lo stesso della versione svedese e soprattutto non è supportato da una sceneggiatura all'altezza di un così torbido ed intrigante personaggio. Anche il Daniel Creig che interpreta Blomkvist non ha quello charme ruvido ed un pò qualunque del Mikael Niqvist della prima versione. Il dubbio finale che resta è: non tutti i film possono essere americanizzati con successo o è il terzo confrnoto a non reggere?



Ad ogni modo la pellicola è ridondante nella durata e nel ritmo.