lunedì 28 novembre 2011

Happy go lucky - La felicità porta fortuna

Dopo averlo cercato per due anni finalmente entro in possesso di questo dvd proprio appena ero riuscita a farmi una ragione di questa curiosità repressa. Come spesso succede nella vita, mentre il mio sguardo vagava senza una meta specifica lungo le scaffalature dei film della Salaborsa ecco che questo corto titolo inglese mi balza agli occhi. Son quei momenti che ricominci a sperare che non tutti i desideri insoddisfatti abbiamo come unico inevitabile passaggio successivo quello di cadere nel buco nero della rimozione. Per questo a volte bisogna dare una seconda chance ai luoghi che non si frequenta più. Già perchè sabato la videoteca della Salaborsa è stata nettamente rivalutata nel mio immaginario. La avevo bollata un paio d'anni fa quando ero ancora borderline tra università ed inoccupazione. Vi trovavo solo B movies improponibili. Invece adesso non è così. C'è una gran varietà di titoli in più, di film anche molto di punta come lo è stato appunto "Happy go lucky".Dopo questo preambolo pseudo-tornatoriano sul malinconico andante arrivo al film. Mike Leigh è semplicemente un mito di microsezione del mondo comune della bassa borghesia inglese al limite con lo squallore. Ed in questo film lo dimostra. La protagonista è una insegnante svampita, piena di ideali e povera di soldi. Non c'è una trama forte, come del resto in tutti i film di Leigh. Quello che è forte è la scritturazione dei personaggi.

Ho visto questo film in inglese e ciò ha reso ancora di più l'autenticità dei ruoli giocati. In particolare trovo geniale il rapporto tra la protagonista e l'insegnante di guida nevrotico e frustrato. Un battibecco continuo che porta piano piano a svelare la vera identità dei due attori.

Ed questo film è proprio così: un'amabile eccellente amalgama di tante pennellate di una società semplice, in cui si condensano i sentimenti universali dell'uomo, le sue paure e le sue speranze.

domenica 20 novembre 2011

Scialla!




Non avevo mai sentito nominare il regista di "Scialla!", ma se fosse stata un'opera prima mi sarei veramente stupita. Si intravede un talento nella stesura della sceneggiatura ed in effetti Francesco Bruni ha scritto i dialoghi di molti film azzeccati degli ultimi anni (da "La matassa" a "La prima cosa bella"). In particolare il personaggio di Bentivoglio, padre che cerca di recuperare, anzi costruire da zero il rapporto con un figlio che scopre improvvisamente di avere avuto quindici anni prima da una storia naufragata o mai esistita. Complice è il fatto che questo genere di "Character" sembri cucito addosso all'attore, che riesce a cogliere tutte le tonalità e le sfumature di questo ruolo.

Nonostante alcune scivolate buoniste nella trama, il film è sostanzialmente credibile ed il rapport padre-figlio trasmette un grande senso di autenticità. Anche il ritmo con cui gli eventi si avvicendano sembra essere azzeccato ed il regista riesce a sfornare un prodotto originale nonostante la trama lo avrebbe potuto portare verso una facile pista demagogica.




Bar Sport


Se devo essere sincera di fronte ad un film che nasce senza trama (perchè lo è il libro di Benni a cui si ispira) temevo un risultato simile a quello de "Gli amici del bar Margherita" di Pupi Avati. I punti in comune erano, infatti, molti: per primi la location e il mood malinconico.

Il film di Massimo Martelli riesce, però a salvarsi dal ritratto patinato di un angolo di mondo che non c'è più. Indubbiamente il film è malinconico, ma riesce a salvarsi dal patetismo riuscendo a trasformare un oggetto ovvero una pasta (la Luisona) in un vero personaggio. Probabilmente è il protagonista meglio scritto del film ed il bello è che è l'unico a non avere battute!



martedì 1 novembre 2011

Quando la notte



Dal romanzo omonimo di Cristina Comencini nasce "Quando la notte", presentato a Venezia e fischiato dalla critica, ma apprezzato dal pubblico. Un alone di cupezza emerge già dalla locandina, ma quando entro in sala mi trovo di fronte ad una sorta di messa in scena della biografia di Anna Maria Franzoni, compreso lo scenario montano. Scimmiottando un pò "Shining" il film si regge soprattutto sull'interpretazione di Claudia Pandolfi e Filippo Timi, che riescono a sorreggere il film molto bene. L'epilogo è molto retorico e poco credibile, ci si sarebbe potuti fermare prima, anche vista la lunghezza della pellicola. Nel complesso è un film riuscito anche se poco originale.