sabato 30 ottobre 2010

Animal kingdom


Assimilato al nuovo Martin Scorsese australiano, David Michod è a mio parere molto più paragonabile al Michael Cimino di "Il Cacciatore". Il protagonista di Animal Kingdom mi ha, infatti, molto ricordato l'involuzione criminale di De Niro. In questo caso, però Josh rimane travolto da un'assetto familiare al quale si trova a dover adattare in conseguenza della scomparsa della madre. Non si tratta di una metamorfosi volontaria, ma un trovarsi coinvolti in una malavita a tratti grottesca e che sfiora il noir. La scena inziale mi ha riportato all'incipit di "E morì con una felafel in mano", così come molte scene mi hanno ricordato ifilm dei fratelli Coen. Nonostante queste citazioni, il film ha una struttura solida ed una forte personalità e la sua marcia in più sta proprio nel narrare la crudeltà in maniera così distaccata.

venerdì 29 ottobre 2010

Maschi contro femmine


Dopo l'exploit di "Notte prima degli esami", Fausto Brizzi ripete l'esperimento, ampliando la portata televisiva del cast e aggiudicandosi il merito ed il demerito di aver prodotto l'ennesimo film godibile e divertente, spensierato e senza pretese fin dal titolo, che costruisce poche aspettative nella sua formula adolescenziale.

Spesso vado al cinema semplicemente per svuotare la mente da una settimana di pensieri ed una formula del genere è il modo più veloce per spazzare via come un uragano tutte le immaginarie foglie autunnali che mi affollano di preoccupazioni invernali. Quello che mi domando, però, è al di là di questa funzione catartica e pseudoclinica del cinema, fino a che punto questa discesa del cinema italiano continuerà ad avanzare verso una commistione non sempre così lecita di cinema e televisione? Mi sembra, infatti, che, se qualche esperimento lecito produce effetti divertenti se combinato nelle giuste dosi, non sempre e non in tutte le forme produce un risultato riuscito. Si tratta, a mio parere di due linguaggi completamente diversi, il televisivo nel cinema rischia di trascinare il tutto sul cabarettistico, togliendo profondità alle scene e rendendole troppo parlate a scapito della recitazione.

mercoledì 27 ottobre 2010

Wall Street


Oliver Stone firma un film non all'altezza del suo nome. La recitazione di Michael Douglas, nella sua ultima interpretazione prima di scoprire di avere un tumore, è veramente superba e compensa molto la cupa e monotona scenografia. Il ritmo non manca e la trama è quantomai attuale proponendo un ritratto della crisi americana quantomai realistico.

lunedì 25 ottobre 2010

Uomini di Dio


"Uomini di Dio" è il ritratto della spiritualità di una silente comunità di monaci nascosta nella guerriglia terroristica dell'Algeria. La loro sembra un'isola felice in cui tutto trova un senso e il senso del gruppo e della spiritualità salva dalla paura della guerra. Questo fatto di cronaca al quale la pellicola vincitrice del Gran Premio della Giuria è dedicata costituisce veramente un esperimento ben riuscito in cui tutte le componenti tecniche del film: dalla scenografia al montaggio sembrano perfettamente in armonia restituendo una piccola storia convincente e ben resa.

domenica 24 ottobre 2010

Figli delle stelle


Nonostante la trama non sia malconcepita, la voglia di ripercorrere il genere de "I soliti ignoti" avviene trasmettendo un senso di malinconia, di deja vu e di vuoto di contenuti. Si parte da temi della società di oggi, che vengono interpretati riproponendo un repertorio che in realtà non ha più nulla di vivo. Le battute ci sono, ma rimangono isolate producendo una costellazione di risate che non si legano tra di loro sconfinando in un senso di forte frammentarietà. Un film che decolla ma mantiene una quota molto bassa, che non dimostra vanitose ambizioni, pur rimanendo un prodotto cinematografico godibile.

venerdì 22 ottobre 2010

Passione


Napoli mi rcorda i viaggi della mia infanzia, quando mi divertivo a scorrazzare per i corridoi degli alberghi, incurante del luogo in cui mi trovavo, ma solo estasiata dall'aver tanto spazio in cui muovermi e soprattutto senza compit da fare. A Napoli sono entrata nella prima Feltrinelli della mia vita in ci ho speso il mio primo salvadanaio di risparmi in libri. Immagino che analoghi ricordi immersi in una dimensione leggedaria e libresca, abbiano ispirato il regista italoamericano John Turturro nel mettere in piedi un fil camaleontico ed indefinibile in termini di genere. Risulta riduttivo chiamarlo musical o documentario o film corale. La cosa più sconvolgente è vedere un americano volgere un tributo verso il simbolo dell'italianità senza apparire un turista, ma un cantore di una bellezza autentica che parte dalle strade e dalla gente povera , dai suoi sogni e dalla sua storia artistica e musicale. Questa autenticità non è mai macchietistica, ma conduce il "docu-musical" con una vorticosa passione.

lunedì 18 ottobre 2010

Lo zio Boonmee che si ricorda le sue vite precedenti


Vincitore della Palma d'oro a Cannes, non è difficile capire come un film talmente visionario possa avere conquistato il presidente dell'edizione 2010 Tim Burton. Felliniano, per fornire una definizione non troppo originale, il film in relatà è una sublimazione della cultura orientale, che viene raccontata qui come la ciave giusta per interpretare in chiave favolistica la vita di ciascuno di noi. Non esistono confini tra passato, presente e futuro, in questa trama, del resto tale distinzione non persiste nemmeno nei sogni. Ad essi non inerisce nemmeno la coerenza d'immagine delle persone e delle cose, che vengono riconosciute per quello che cognitivamente rappresentano e non per quello che visivamente comunicano (vedi la scena del figlio tramutato in bestia). Il ritmo orientale del film, inoltre, scandisce come una perfetta colonna, una trama atemporale, che fa leva, oltre che su una pittoresca scenografia, sulla sospensione delle scene in una dimensione non misurabile in termini di minuti.

sabato 16 ottobre 2010

Gorbaciof


Se la maggior parte della critica si è soffermata sulla straordinaria recitazione di Toni Servillo, pur non negandone la qualità, a me "Gorbaciof" ha fatto pensare che il nostro attore si stia sempre più fossilizzando in un ruolo molto circoscritto e grottesco. Se, infatti, Servillo riesce parossisticamente a dare profondità a personaggi sospesi a qualche metro di distanza dalla realtà e cucitigli addosso, credo che la sua vera cifra di attore si vedrà quando e se riuscirà ad uscire da questo fortunato clichè. Il pittoresco Gorbaciof assomiglia, infatti, un pò troppo al protagonista dell'altrettanto fortunato "Le conseguenze dell'amore" ed anche la trama del film sembra essere veramente poco originale se la si guarda tenendo come riferimento la precedente pellicola di Sorrentino.

venerdì 15 ottobre 2010

The Town


La città del titolo è Boston, nel cui quartiere di Charlestown, lo spaccio di cocaina e la rapina delle banche costituisce una buona fetta della visione della vita della città. Ben Afflek ha uno stile registico molto sicuro, ma l'unica trovata originale di questo film sembra essere quella dei delinquenti vestiti da suora con tanto di maschera da mostro in stile notte di Halloween. Per il resto il film scorre senza intoppi seguendo tutti i canoni del cinema di genere di Hollywood. Sinceramente pensavo si trattasse di un thriller e quindi di un film con un maggiore tasso di tensione, metre in realtà "The Town" è un piattissimo noir.

domenica 10 ottobre 2010

Quella sera dorata


La classe di Ivory si riconosce fin dalle prime scene, dai colori delle immagini, dal montaggio e dal ritmo dato al succedersi delle scene. Un punto di svolta in una famiglia dell'Uruguay viene analizzato in ogni minimo dettaglio. Si tratta di un nucleo molto coeso, ma come spesso capita in questi casi, pieno di non detti, di emozioni da rielaborare. Sembra, infatti, che quando il giovane borsista Omar Razaghi arriva sul posto, in cerca dell'approvazione inizialmente negata a scrivere la biografia di un parente morto, è come se un sasso avesse improvvisamente infranto un lago ghiacciato. La sceneggiatura regge il fascino della scenografiae viceversa. Tutti gli ingredienti sono ben amalgamati e la recitazione del fantastico Anthony Hopkins e della ormai nota Charlotte Gainsbourg contribuiscono a rendere questa pellicola un piccolo gioiello da collezione.

venerdì 8 ottobre 2010

Una sconfinata giovinezza


Sconfinata è la tristezza che Pupi Avati riesce a comunicare raccontando magistalmente la sofferenza di una coppia in cui il protagonista Lino viene progressivamente aspirato della propria memoria, vittima del progressivo morbo di Alzheimer. Questo è però soprattutto un film sull'amore, sul prendersi cura, su chi rimane accanto a queste persone e le vede spegnersi gradualmente. Oltre a questo "Una sconfinata giovinezza" è una bellissima riflessione sulla memoria, non solo su quella che non rimane, ma anche su quella che resta. Lino, infatti, seppur venga gradualmente privato della memoria a breve termine e di quella di lavoro, continua a ricordare la propria infanzia, proprio nel modo deformato che è tipico dei ricordi. Sembra che Pupi Avati riesca come regista molto meglio quando racconta grandi sofferenze e drammi, molto più di quando si perde nella vuotezza di una storie quotidiane meno drammatiche. La malinconia è, infatti, una sua inconfondibile nota registica, che trova sua realizzazione e rappresentazione massima in questo genere di trame.

lunedì 4 ottobre 2010

La pecora nera


Ascanio Celestini riesce a cavalcare il tema della rinchiusione dei matti, tanto comune nei fatidici anni '60 del film, con una padronanza dei sentimenti che narra sbalorditiva. Molti sono i film che, infatti, oggi raccontano la vita dei "matti" prima della legge Basaglia, ma mai mi era capitato di assistere ad una rappresentazione così toccante pur senza essere patetica e così originale. Il funzionamento mentale del geniale Celestini, che vediamo nelle vesti eccellenti di attore, quando impersona il protagonista rinchiuso fin dall'infanzia in un manicomio, diventa il leit motiv e filo conduttore della storia stessa. Tra interlocutori immaginari, pensieri circolari, frasi ripetute come mantra. Il senso di solitudine che si insinua sempre più nello spettatore esplode nella scena del supermercato finale.

domenica 3 ottobre 2010

La zona morta

"La zona morta" è quello spazio temporale che intercorre tra il prevedere un evento e l'evitare che la previsione si realizzi. Molto tipico di Stephen King, come del resto del più famoso "Shining", il tema delle visioni orride, anche se qui non si parla di luccicanza. Classico film horror degli anni '80: ambientazioni e modo di girare, tempistica e scene molto simili al contemporaneo "Misery non deve morire", sempre tratto da un libro di Stephen King. Non sono nemmeno passati 30 anni da quel periodo eppure già gli horror prodotti in quel momento sembrano così datati. Un bravissimo nonchè giovanissimo Chistopher Walken impersona il protagonista John, riuscendo ad incutere con il suo sguardo la dovuta inquietudine che si ambienta benissimo col resto della trama. Irriconoscibile lo stile di Cronenberg, molto distante da quello di molte sue pellicole successive.

sabato 2 ottobre 2010

Benvenuti al Sud


Dopo aver ascoltato l'intervista di Renzo Bossi durante la prima puntata de "Le invasioni barbariche" della Bignardi, non c'è film più riscattatorio e consolatorio di "Benvenuti al Sud". Si tratta di una fotografia nitida senza eccessivi sbilanciamenti verso il macchiettismo, di cosa porta gli italiani a votare determinati partiti politici come la Lega dal fazzoletto verde. Al centro di tutto ci sono gli stereotipi che vengono in questa pellicola entomologicamente sviscerati. Ne esce un'Italia divisa da un mondo di credenze che in realtà appartengono solo alla rappresentazione mentale che la gente ha rispettivamente della zona geografica opposta alla propria. Il risultato è a tratti cabarettistico, ma nel complesso la trama regge ed è credibile ed intensa, oltre che immancabilmente malinconica.