lunedì 18 ottobre 2010

Lo zio Boonmee che si ricorda le sue vite precedenti


Vincitore della Palma d'oro a Cannes, non è difficile capire come un film talmente visionario possa avere conquistato il presidente dell'edizione 2010 Tim Burton. Felliniano, per fornire una definizione non troppo originale, il film in relatà è una sublimazione della cultura orientale, che viene raccontata qui come la ciave giusta per interpretare in chiave favolistica la vita di ciascuno di noi. Non esistono confini tra passato, presente e futuro, in questa trama, del resto tale distinzione non persiste nemmeno nei sogni. Ad essi non inerisce nemmeno la coerenza d'immagine delle persone e delle cose, che vengono riconosciute per quello che cognitivamente rappresentano e non per quello che visivamente comunicano (vedi la scena del figlio tramutato in bestia). Il ritmo orientale del film, inoltre, scandisce come una perfetta colonna, una trama atemporale, che fa leva, oltre che su una pittoresca scenografia, sulla sospensione delle scene in una dimensione non misurabile in termini di minuti.

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