giovedì 22 aprile 2010

Perdona e dimentica


Cosa ne è dei protagonisti di Happiness a quasi dieci anni dall'11 Settembre? Nonostante questo sequel, se così lo si può chiamare, arrivi con un forte distacco temporale dalla pellicola madre, basta un frammento di dialogo per ricadere in quell'atmosfera di caustico sarcasmo. Una società alla deriva, che cerca di edulcorare fallimenti e frustazioni con una apparenza che fatica a convincere sè stessa, cerca in tutti i modi di porre rimedio al passato, qualsiasi esso sia. Non c'è scena in cui la crudezza mascherata della realtà non venga pervasa da affermazioni sull'importanza del perdono. Quest'ultimo è inteso come sentimento individuale, ma anche nazionale. Si può perdonare un padre pedofilo? Si possono perdonare i terroristi che hanno distrutto la sicurezza psicologica degli americani? Ed ancora, è più importante perdonare o dimenticare? Si può dimenticare senza perdonare? Questo è il leit motiv del film che viene accompagnato da una sceneggiatura tagliente, perfettamente adattata in Italia da Moni Ovadia, e da una fotografia crepuscolare magistrale.

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