domenica 20 febbraio 2011

Il Grinta


La lingua italiana contempla varie espressioni per indicare quella reazione emotiva che una scena di un film può generare nello spettatore e che genericamente si chiama "riso". Per scrivere una buona recensione su un film dei fratelli Coen ed in particolare "Il Grinta" bisognerebbe avere una buona cognizione dei vari rivoli in cui si perde questo concetto. E', infatti, proprio in una di queste foci o rientranze che si nasconde il tocco di classe e la firma d'autore che immancabilmente rende un film dei Coen solo ed esclusivamente partoribile da loro. Pur attraversando una molteplicità dei generi i Coen riescono a lasciare una traccia in ognuno di essi, a mescolarli tra loro senza essere mai di cattivo gusto o inopportuni. Fanno anzi dell'insensatezza proprio il punto di forza della loro unicità.

Dopo questa piccola introduzione necessaria va premesso che "Il Grinta" è un film da vedere al cinema. Va gustato nell'immensità dei campi deserti del Texas in cui si perdono eroi e criminali, sceriffi e malviventi. Non esistono i buoni e i cattivi. Se questo è un western è pur sempre "coenizzato" per cui non c'è più il John Wayne della versione originale, figura tutto d'un pezzo. Jeff Bridges raccoglie egregiamente il testimone donando al personaggio quella completezza di sfumature che lo rende attuale. I Coen hanno capito che la società di oggi non ha più bisogno di quegli eroi, i confini delle menti sono cambiati e la figura della quattordicenne Met emerge beffarda ed elegante.

Met rappresenta bene l'intraprendenza di chi non ha paura di scappare (vedi l'ipse dixit che apre il film), di chi crede nei propri valori e vuole farsi strada in un mondo in cui vige ancora, ahimè, la legge del più forte.

I Coen riescono come sempre a far incontrare truculenza delle scene e battute grottesche, come se volessero esorcizzare il male da loro stessi evocato. Al contempo nonostante la durata di quasi due ore, e la fissità scenografica imposta dal genere, il ritmo del film non perde colpi. Nessuna scena è data per scontata. Se un film western abbia ancora senso nel 2011 adesso lo sappiamo: se dietro la macchina da presa ci sono i due fratelli autori di capolavori come "Fargo" e "Non è un Paese per vecchi" la risposta è si.

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