giovedì 20 gennaio 2011

Kill me please


Quel color simil ocra che snobba il bianco e nero, la mistificazione della morte, questo ospedale psichiatrico dove si pratica una strana forma di eutanasia. I tratti essenziali di "Kill me please" sono ben sintetizzati nel titolo stesso. Questa trama assurda, narrata in maniera a tratti grottesca e a tratti realistica, secondo me è un vero capolavoro. Forse mi sbilancio in questo modo perchè sono entrata in sala aspettandomi una pellicola molto più naif, come del resto il titolo è. In realtà si tratta di una trama mai scontata piena di colpi di scena. Nonostante inevitabili citazioni hitchcockiane, vedi il "bicchiere d'acqua", la storia mantiene un contenuto altamente innovativo. Rappresenta in un'ora e mezza tantissime tematiche nel molto più altamente cinematografico possibile. Inoltre l'abbinamento del color ocra con le scene groottesche e quelle ad alta tensione non erano facili. Starei delle ore a scrivere della profondità di questa trama. Di come si sviscera il tema della follia. La voglia di morire diventa un modo per rompere la noia. Ognuno la trasfroma nella soddisfazione di un proprio desiderio: dal più banale voler morire facendo l'amore...Questa clinica, che mi ha rimandato per libere associazioni all'immagine della "Casa del sonno" di Coe, diventa una fabbrica in cui si realizzano i desideri più perversi. Finchè il nemico non comincia a venire da fuori. E' proprio l'affrontare problemi e minacce reali che porta molti depressi a vincere le proprie difese ed a scendere dall'albero. Tutte queste verità vengono rappresentate visivamente in un modo sublime, senza prevedibilità, con molti colpi di scena. Ad un passo dal giallo.

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