venerdì 3 dicembre 2010

Incontrerai l'uomo dei sogni


Woody Allen stavolta limita il proprio turbolento Ego e non compare in scena, lasciando un vuoto ben riempito dalla recitazione dei soliti volti noti (Banderas) mescolati a visi qualsiasi. Un cocktail veramente congeniale al nostro regista, che sceglie una locandina seducente, quanto pop.
La scelta degli attori e l'understatement con cui i più famosi vengono condotti a recitare rappresente magistralmente quello che la vita é: sobrietà e condraddizioni, corna e felicità, instabilità e armonia al contempo. Non nascondo di essere profondamente invidiosa del modo in cui Woody ritrae il mondo: non racconta mai delle favole, ma i casini che le sue trame attraversano e sviscerano hanno sempre la leggerezza di qualcosa che non condiziona così irrimediabilmente la vita. I drammi sono anestetizzati dallo humour e dal vedere tutto sempre così precario e stabile al contempo. Credo che coi tempi che corrono questo modo di fare cinema diventi sempre più l'emblema di una filosofia di vita desiderata dalla gente comune, che vive di momenti e di assurdità. Per questo credo che Woody Allen, che sia virtualmente presente o fisicamente nelle proprie creazioni, sia il più grande cineasta (assieme al collega Clint Eastwood) del cinema americano contemporaneo. Talmente geniale da potersi permettere di prendere e lasciare, dipendere ed autonomizzarsi dalle proprie muse ispiratrici, vedi Scarlett johansson, senza perdere un colpo.

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