lunedì 15 ottobre 2012

Tutti i santi giorni

Paolo Virzì si è sempre contraddistinto per la regia di film originali e di uno spessore insolito: da “Ovosodo” a “La prima cosa bella”. Con “Tutti i santi giorni” il regista toscano fa un tonfo nell’ovvietà con una storia melensa e personaggi poco credibili. Se da un lato la recitazione degli sconosciuti attori protagonisti è sicuramente ragguardevole, dall’altro i loro personaggi sono fin troppo macchiettistici. La trama è forte e viene raccontata con l’inconfondibile binomio di leggerezza e profondità dei film di Virzì, ma sembra perdere d’occhio proprio il focus centrale su cui si era concentrata. Una bella riflessione sulla genitorialità viene trasformata in una inutile cronaca di una storia d’amore, come se il cinema dovesse per forza spiegare tutto: dall’ inizio alla fine. Nonostante ciò la scena della panchina merita, sia per la recitazione degli attori, che per il tono con cui è narrata, l’intero biglietto.

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