venerdì 26 ottobre 2012

Cogan - Killing them softly


Cogan mi era stato descritto come un film estremamente violento e molto lento, così quando entro in sala e le luci si spengono mi comincio a proiettare in una dimensione di aspettative di irrimediabile violenza e lentezza. Allo scoccare del primo tempo ancora non ho  in mano la chiave del film: lo trovo meno noioso delle mie ormai ciclopiche aspettative, ma altrettanto verboso. Seguo così i lunghi dialoghi e primi piani, incorniciati in interni malcurati e claustrofobici. Mi lascio cullare da qualche citazione patinata del cinema gangster americano degli anni 30, macchine d'epoca e colori sfumati, finchè comincio a covare un sospetto, che lievita sempre di più...E se invece di essere un action movie sui gangster di ieri ed oggi, il regista si stesse beffando di tutti noi, nascondendo dietro l'algido viso di Brad Pitt una riflessione ben profonda sul sistema di valori americano? La conferma finale di questa mia asserzione si compie con la scena non a caso conclusiva del film in cui il Presidente Obama parla dei valori di uguaglianza e libertà dell'America. Subito dopo qualche battuta arrivano i titoli di coda.
Per chi si aspetta un action movie "Cogan - Killing them softly" è un flop. Mancano infatti tutti gli ingredienti di tale genere: dalla struttura narrativa alle scene d'azione. Il film può però essere efficacemente interpretato come una riflessione storico-sociale sull'evoluzione (involuzione?) della morale negli Stati Uniti. La sequenza di vetri che esplodono al colpo della pallottola omicida è un rimando al cinema ed alla mentalità dei gangster degli anni del crollo di Wall Street e l'intera pellicola ruota in tal senso. Acquistano così una loro logica l'assenza di una vera storia, che si trasforma in narrazione analitica della psicologia criminale ed anche le scene violente non risultano gratuite.

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