lunedì 11 marzo 2013

Viva la libertà


Due gemelli o due voci interiori? Questa è la domanda che mi sono posta per tutta la durata di “Viva la libertà”.L’ultimo film in cui si esibisce l’ormai “re” del cinema italiano: Toni Servillo, stupisce subito per la sceneggiatura affilata che non esita dal proporre alte citazioni come la poesi a di Brecht “A chi esita”.”Viva la libertà” è un vero esempio di gioiello cinematografico: un film non dovrebbe infatti istigare pensieri fornendo spunti allegorici? Se inteso in questo senso “Viva la libertà” è proprio un capolavoro perché conduce in maniera diretta ed appassionata lo spettatore ad un bivio con molte strade tra cui scegliere. Ogni spettatore, infatti, può concedersi il lusso di intravedervi una propria visione. Non impone, né propone, semplicemente è un quadro impressionista il cui pennello viene lasciato in mano allo spettatore. Ed allora la fantasia si sbizzarrisce, soprattutto alla luce della coincidenza dell’uscita nelle sale con l’incerta fase postelettorale, anch’essa poco risolutoria.

Enrico è un politico diplomatico e schematico. Il fratello gemello è la passione, incarna la genuinità e la linearità ed al contempo l’estro e la creatività. Per tutto il film ci si domanda chi sia più degno di governare l’Italia, ma la riflessione sconfina su diversi livelli interpretativi, rendendo la risposta non scontata. Viene da domandarsi cosa significhi essere un “buffone” e la differenza con il termine “buffo”. Ci si può accorgere che tra i due termini così apparentemente simili c’è un abisso paradossale. Si può risollevare l’Italia? Si può continuare a sperare che sia proprio la follia a salvare il nostro Paese? E di quale follia abbiamo bisogno?

Su quest’onda valoriale si lancia come una scheggia l’interpretazione di Toni Servillo che interpreta follia e rigore con una invidiabile disinvoltura, cogliendo ogni sfumatura che distacca ed unisce i due poli, rendendoli verosimili e conciliabili, ma al contempo sfacciatamente opposti.

Non basta vederlo una volta per assaporarlo appieno, ma basta per capire che è un capolavoro.

2 commenti:

  1. Interpretazione magistrale, sceneggiatura eccellente, tema attualissimo.. il mio errore è stato vederlo il giorno prima delle elezioni: l'emozione e la carica che mi ha trasmesso ha reso ancor più duro il mio risveglio nella solita Italia di sempre! Comunque assolutamente da vedere (e se mi capita, da leggere il romanzo da cui è tratto, "Il trono vuoto"). Non ultimo: complimenti per l'ottima recensione, Francesca!

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  2. Un politico esaurisce la sua carica motivazionale e scompare. Lo sostituisce un fratello pazzo e proprio in quanto tale capace di interpretare in modo del tutto imprevedibile ed eccentrico il ruolo di politico. Sarà il pazzo a far ripartire un partito stanco e incapace di fare sognare e sperare i propri iscritti. Geniale, attuale rappresentazione di Andò.

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