martedì 18 ottobre 2011

Il villaggio di cartone



Questo film è indiscutibilmente di Ermanno Olmi: lo è per la lentezza delle scene, lo è per l'atmosfera surreale e per la simbolicità della trama. Ciò che emerge è l'attenzione generale che la legge sull'immigrazione ha suscitato nel cinema italiano. Già nel film di Crialese "Terraferma", la questione morale sollevata dalle sanzioni date a chi aiuta gli immigrati diviene il centro della storia. Qui tale tema si incrocia con il ruolo della religione rispetto a questo problema. C'è una forte vena critica verso l'impassibilità della Chiesa, che diventa solo un contenitore vuoto di dogmi, sempre più svuotato dai valori che lo dovrebbero contraddistinguere.

La figura del sacrestano, così silenzioso, ma eloquente negli sguardi e nel linguaggio non verbale assomiglia molto a quella del Papa di Habemus Papam. Il film di Olmi riassume dunque alcune delle tematiche più a cuore del cinema contemporaneo italiano, ma il suo stile trasmette sempre una malinconia da far sembrare remoto anche il tema più attuale.

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