venerdì 23 settembre 2011

Terraferma



Dove si dirige la barca che solca il mare della Sicilia nella scena finale del film? Più nello specifico cosa passa per la testa di Filippo, il rabbioso ragazzo siciliano dai contrastanti sentimenti verso gli immigrati clandestini? Per poter immaginare una possibile destinazione bisogna considerare un'altra infromazione molto importante: con lui c'è anche una neo madre con il suo neonato, clandestina ovviamente. Filippo è vittima e carnefice di una condizione abbastanza diffusa in Sicilia con l'attuale legge sull'emigrazione: seguire l'innato spirito umano o discolparsi interiorizzando il proverbio "mors tua vita mea"? Qualsiasi delle due piste implica delle responsabilità in termini di sensi di colpa da un lato e penali dall'altro. Entrambe sono talmente ben esplorate da Crialese che riesce a mantenere i sentimenti di questo ragazzo così realisticamente confusi tra i due opposti, che alla fine veramente il finale è aperto.



Mi soffermo su questo aspetto del film, tralasciando di elogiare la fotografia piuttosto che l'impatto visivo di alcune scene perchè confrontandomi fuori dalla sala con altre due persone mi sono ritrovata a notare come ciascuno abbia dato una prospettiva diversa a questo finale.



Probabilmente l'imprevedibilità del comportamento di Filippo rappresenta l'enigma del comportamento degli esseri umani che si trovano di fronte ai rischi cui una legge del genere li sottopone nel caso diano aiuto ad extracomunitari senza permesso di soggiorno.



Così l'enigma della scelta di Filippo diviene una dilemma sociale più che psicologico.



Un film veramente intenso, avvolgente e totalizzante nei sentimenti che evoca, così come per il mare che mostra.

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