Una storia molto intensa, scritta in modo altamente equilibrato, dando il giusto peso, sia alla dimensione personale dei personaggi, sia a quella politica. In questo credo che consti il più grande vanto che si può accreditare a tale pellicola: il riuscire a mantenere quel senso di integrità dei personaggi, senza renderli delle macchiette. Penso che nemmeno il tanto decantato "La meglio gioventù" sia riuscito a fare questo. Accio è un figlio ed un giovane alla ricerca della propria strada e del proprio posto nel mondo e lo fa scontrando l'appartenenza ad una famiglia a quella ad un partito politico: due religioni in completa antitesi. Se, infatti, il fratello è comunista, Accio proprio per spirito di contestazione si iscrive all'MSI. Qui il suo mentore è Mario, venditore di tovaglie, mussolinianamente calvo, unico disposto a guidarlo invece di calpestarlo. Tale figura mi ha ricordato molto quella di Alfredo in "Nuovo Cinema Paradiso".
Ho trovato questo film, non solo di cronaca politica, il che lo avrebbe reso banale e ripetitivo, ma un'utile riflessione sul sottile confine tra il potere delle idee e quello dei sentimenti. Dove incomincia l'uno e dove finisce l'altro?
Mi ha anche ricordato la trama del "Giovane Holden" per via delle due storie parallele di due fratelli: l'uno apparentemente fortunato e poi dannato dal destino e l'altro che vive nell'ombra, ma riesce a percorrere la sua strada ricevendo dalla vita molte meno frustrazioni di quelle ricevute dal fratello.
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