"Magnolia" fotografa la società odierna esacerbando gli aspetti cinici ed i sentimenti più inumani dell'essere umano stesso. I personaggi sono tanti e ben delineati, le loro storie, con la soffocata sofferenza che le contraddistingue, si intrecciano contribuendo a dare un sapore amaro alla trama. Il guru del sesso, la farmacodipendente, il padre sul letto di morte, il bambino prodigio, il dipendente licenziato all'improvviso, la cocainomane ed il poliziotto solo: c'è davvero tanta carne al fuoco e il crescendo di rabbia che il regista crea nello spettatore si sprigiona nella scena finale della pioggia delle rane. Quando ho visto questa scena per la prima volta, ho trovato il film così assurdo, mentre a distanza di anni mi è sembrata una trovata forte, che riassume la sensazione di oppressione di una vita, che ingabbia l'anima in sentimenti che non si vorrebbero mai provare. Essi purtroppo esistono e il regista azzarda che siano proprio quelli che guidano la società stessa. La storia è ben ideata. I personaggi sono magicamente al limite tra l'iperreale ed il surreale, ma i tempi registici imposti a questo film sono francamente troppo debordanti e le tre ore piene di narrazione finiscono con il diventare un limite intrascurabile alla godibilità del film. La storia acquista, così, un ruolo retorico, che mi ha indispettita come spettatrice perchè trasforma la trama in una sorta di omelia della vigilia di Natale.
lunedì 29 marzo 2010
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