Non era facile per Clint Eastwood, dopo un film come Gran Torino, una piccola grande storia, ammaliare lo spettatore con un film che parte già da una una storia grande, anzi dalla Storia. Forse per questo il regista preferisce zoomare su un particolare della vita di Mandela: la vittoria del torneo di rugby da parte della squadra sudafricana, compiendo un gesto che poteva essere provocatorio ed invece scade in una metafora facile e banale. Nonostante questo il film scorre senza intoppi, come tante altre pellicole biografiche americane, senza rinunciare a trionfalismi patriottici e ralenti a effetto. Tanta retorica può essere tollerabile in un regista americano, ma non nel più grande regista americano. L'attesa che questa pellicola ha mietuto crea negli spettatori, infatti, l'aspettativa di qualcosa di più e di diverso, mentre "Invictus" rimane una buona e "corretta" narrazione, troppo patriottica per essere documentaristica e troppo superficiale per dirsi romanzata. Va, comunque, concesso ad Eastwood il merito di aver voluto raccontare una grande storia antiamericana.
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