mercoledì 10 marzo 2010

Il papà di Giovanna


Questo film è la catarsi del dolore che ognuno di noi porta custodito nel proprio passato. Nella propria famiglia, attraverso i ricordi, le inevitabili constatazioni e le speranze che nullo sia vero e tutto all'improvviso cambi. Silvio Orlando è un professore, ma, prima di tutto, un padre qualsiasi, che, come tutti, sogna una vita felice per la propria figlia, ma si spinge a tal punto di progettarla a tavolino. Questo eccessivo protezionismo, di cui un genitore può sentirsi almeno una volta, nella propria vita, incriminato non poteva avere interprete migliore dell'attore più goffo ed imperfetto del nostro cinema sempre più holliwoodiano: Silvio Orlando. Questi, con l'understatement che lo contraddistingue, da una prova di recitazione indubbiamente all'altezza della Coppa Volpi. La trama è il vissuto di una famiglia borghese incastonata e ben amalgamata con la storia dell'Italia mussoliniana. Per quanto la recitazione del protagonista troneggi su quella di qualsiasi altro attore, persino sulla stessa Rohrwacher, il film non fa perno solo su di lui, ma l'atmosfera che riesce a ricreare è il perfetto emblema del disastro interiore che la famiglia sta subendo. Pupi Avati mantiene l'amore per la propria città, ma riesce ad incastonarvi una storia più viva in cui non si ha quella solita sensazione che manchi il pezzo più importante.

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