martedì 9 marzo 2010

Million dollar baby


La vita attraverso un ring. Le emozioni sono strazianti e poi esaltanti. I poli opposti della gloria e della umiliazione della fama e dell'abbandono si concentrano in modo un pò troppo stereotipato in questo film. Se in America si parla spesso di politically correct, questa "ragazza da un milione di dollari" è il ritratto di una vita "ethically correct", decisamente. Il sogno di gloria che è in tutti noi, qui si materializza nella metafora del ring in cui emerge l'aspetto meno umano della vita. Per questa centratura simbolica temevo non mi sarebbe piaciuta questa rappresentazione dell'esistenza. La cruenza dello sport per me va, infatti, contro l'istinto della vita stesso e e trovo macabro anche questo tipo di divertimento. Inoltre, essendo un film a tema, temevo un eccessivo tecnicismo linguistico, invece, i dialoghi riescono nella loro essenziale asciuttezza e fare un perfetto slalom tra i due principali rischi, senza inforcare nemmeno uno di questi paletti. Non si scade nel sentimentalismo perchè i dialoghi sono serrati ed essenziali: gloria ed abbandono sono raccontati dalle emozioni, tanto che il rapporto tra il pugile e l'allenatore è palesemente allusivo al rapporto genitore-figlio. Quello che di questo film non perdono è, in conclusione, l'ingordigia della sua storia, tipico dello stile hollywoodiano, pretende di raccontare la vita in ogni suo aspetto: nel bene e nel male, come se ogni film dovesse essere una lezione di vita completa ed esaustiva. Eppure anche per questo è un film da gustare. Nel bene e nel male.

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