Roger Greenberg è un Ben Stiller quarantenne, uscito da un manicomio e con l'esaltante progetto di vita di "non fare niente". Questo personaggio sembra molto in linea con il dibattito sui cosiddetti "leboskiani" di qualche settimana fa, all'interno del programma "Le invasioni barbariche" di Daria Bignardi... Con questo termine si indicano quegli uomini non più giovanissimi che non si danno un obiettivo, si accontentano di sopravvivere, bighellonando per casa senza alcu na aspettativa dal futuro se non quella di vegetare..
Ben Stiller mi ha stupito in questo ruolo, molto meno demenziale rispetto allo standard da lui interpretato, perchè riesce ad irradiare il film di una veridicità e di un realismo da me inattesi. Non si tratta della solita commedia, in questo caso il plot è molto più profondo e c'è una architettura nascosta molto più robusta. Quello che ci si propone di fare, senza troppa presunzione, è un'indagine di uno dei tanti prodotti della società moderna: il fannullone. Con un titolo la cui struttura sintattica echeggia il fortunato "Il famoso mondo di Amelie", "Lo stravagante mondo di Greenberg" riesce a mantenere il livello delle apsettative date da questo voluto paragone.
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