martedì 12 aprile 2011

Offside


Con "Offside", il già famoso regista de "Il cerchio", compone un lungometraggio illuminante sulla condizione della donna in Iran. Ben lontano dai ritmi da documentario, Jafar Panahi propone di fatto un film verità che a me ha ricordato molto l'americano "Quel pomeriggio di un giorno da cani". Se nel film del 1976, però, il gruppo sequestrato è in mano ad un bandito, qui il prendere quasi in ostaggio un gruppo di ragazze, che volevano assistere ad una partita di calcio, avviene per legge. Panahi con un film molto semplice, denso e lineare riesce a trovare una storia che più di ogni manifestazione riesce a denunciare uno stato di inumana discriminazione che le donne subiscono in quel Paese. Pur non essendo supportato da una scenografia accattivante, quasi tutto il film si svolge presso le mura dello stadio, Panahi riesce a magnetizzare lo spettatore mediante l'utilizzo di una simbologia semplice, ma non banale. Per le donne rimanere fuori dallo stadio è come rimanere fuori dal divertimento e dalla vita. Inoltre è interessante osservare come vengano messe a fuoco le singole dinamiche tra il gruppo delle ragazze ed i militari che hanno l'imposizione dall'alto di tenerle lontane dalla visione della partita di qualifica ai mondiali per l'Iran.

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