Credo di ritenermi tra quella, purtoppo, minoranza di persone che si domandano come mai in Italia negli ultimi anni berlusconiani succedano tutte queste catastrofi, che rendono la Protezione Civile, una volta relegata a pochissime emergenze, una vera protagonista della politica italiana. Sabina Guzzanti riesce in questo "documentario di parte" a fornire una tesi, argomentata in maniera divulgativa, che supporta la veridicità di questo sospetto. Montando abilmente, e con un ritmo serrato da non far sembrare il tutto noioso, libere confessioni di politici, sindacalisti, superstiti, ammiratori e detrattori di Berlusconi, Sabina Guzzanti restituisce agli Italiani un quadro inedito, ma intuibile per chi ormai è abituato a leggere tra le righe, di come sono andate le cose a L'Aquila. Sconcertante è il risultato finale. Sconcertante è pensare che queste verità altre debbano raggiungere un pubblico autoselezionato di persone che entrano in un cinema conoscendo già le tendenze politiche della regista, senza potere accedere a mezzi di diffusione più ampi. Questi consentirebbero ad un qualsiasi berlusconiano (ce ne sono tanti in Italia, si sa) di imbattersi in suoni, parole diverse dalle solite frasi dogmatiche che si sentono in giro. Abile sintesi di quello che la regista vuole comunicare con questo documentario è nelle parole dell'intervistato finale che parla di una "dittatura della merda", che non sembra preoccupare come una vera dittatura, perchè non c'è la tortura. Sembra, infatti, che debba passare da un momento all'altro, invece non passerà.
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brava Sabina che ha il coraggio di fare un film come questo
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