Quando si guarda un film come "Adam" si capisce il perchè "Forrest Gump" abbia avuto così tanto successo. Non è assolutamente facile parlare dell' "anormalità" presunta o reale riuscendo a narrarla dal di dentro, facendo sentire allo spettatore come il "diverso" in questione si senta veramente: come viva, come veda il mondo e come vi si muova. In questo caso la malattia bersaglio è la sindrome di Asperger, a me nota grazie alla lettura del superlativo romanzo di Mark Haddon "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte". A differenza del romanzo, però, in questa pellicola il risultato finale è piuttosto artefatto e patetico. Rimane ammirevole il tentativo del regista di dare spazio ad una patologia in realtà non così nota.
Capitolo primo. "Adorava New York. La idolatrava smisuratamente..." No, è meglio "la mitizzava smisuratamente", Capitolo primo: "era troppo romantico riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto: trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui New York significava belle donne, tipi in gamba che apparivano rotti a qualsiasi navigazione".
Capitolo primo. "Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea: la stessa carenza di integrità individuale che porta tanta gente a cercare facili strade stava rapidamente trasformando la città dei suoi sogni in una..."
Capitolo primo. "Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre..."
Capitolo primo "New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata"
dal film "Manhattan" di Woody Allen
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