La condizione esistenziale della clandestinità, di chi non ha una patria, di chi vive nascosto in posti squallidi è il focus scelto dal regista che decide di intersecare tale tematica con quella non facile della separazione tra una madre ed un figlio. Sicuramente gli argomenti trattati sono facilmente suggestionabili, ma la resa cinematografica è magistrale, dalla fotografia che si sofferma sui luoghi spenti, alla rappresentazione delle scene di violenza alla madre che non vuole a tutti i costi rimpatriare allontanandosi, così, dal suo bambino.
mercoledì 24 novembre 2010
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