Cosa c'è di più rilassante dopo una giornata di quotidiani pensieri e preoccupazioni di buttarsi su una comodissima poltrona a luci totalmente spente e pregustarsi un "Domenico Procacci presenta" comparire a caratteri cubitali sullo schermo?
Se poi come in questo caso la scenografia è da mozzafiato, ritraendo una Africa che tanto tranquillizzante non era mai apparsa, il gioco è fatto. Il quarantenne Stefano Accorsi festeggia il compleanno della maturità interpretando un medico senza frontiere dedito a cause umanitarie sublimi, che però nasconde nel passato un tradimento verso il suo miglior amico. La trama sorge sul tema umanitario e potrebbe morire anche lì tale è la bellezza dei luoghi, ma probabilmente l'aspetto estetico è solo un trampolino di lancio per fare decollare una storia molto più occidentale di quanto si creda. Il triangolo amoroso tra Vittoria Puccini, Accorsi e Favino è reso ancor più intrigante dal paragone con una dimensione di vita così distante dal mondo della "vita facile" della Roma bene. Valori sublimi e superficiali si intrecciano con maestria e la trama apparentemente piatta mostra di avere qualcosa da svelare di inatteso fino all'ultima scena.
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