Nonostante l’alone generale che
il film si trascina dietro ammicchi abbondantemente al cinepanettone, mi lascio
trascinare in sala dal “legittimo sospetto” sollevato dal trailer. Qualcosa mi
dice fin da subito che potrebbe non essere la solita trappola natalizia. In
effetti l’ “asse” Castellitto-Giallini-Gerini già collaudato in “Non ti
muovere” mi lascia se non altro incuriosita visto il successo del citato “trittico”
nel film tratto dal celebre romanzo della Mazzantini.
Una volta entrata in sala “Una famiglia
perfetta” mi inonda con la creatività di un script veramente innovativo e fuori
dagli schemi cinepattoneschi. Nonostante il film sia di matrice spiccatamente
teatrale, la scenografia completamente realizzata in interni non va ad
appesantire minimamente la resa del film nella sua interezza.
L’idea iniziale del regista è
vulcanica e dirompente: non lascia spazio ad un eventuale riflessione su altri
elementi critici del film, come la messa in scena di alcuni stereotipi. Il
Natale diventa un teatro vero e proprio e Genovese riesce con leggerezza a
condurre una riflessione profonda su quanto ci sia di autentico nel Natale. Se
il personaggio di Castellitto non è proprio originale e ricorda un certo Scrooge
di più antica memoria, l’idea della troupe che viene assoldata per fargli
trascorrere un Natale in compagnia è veramente geniale, come lo è l’inizio
ex-abrupto, che mi ha gettata in un iniziale senso di smarrimento.
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