Sconfinata è la tristezza che Pupi Avati riesce a comunicare raccontando magistalmente la sofferenza di una coppia in cui il protagonista Lino viene progressivamente aspirato della propria memoria, vittima del progressivo morbo di Alzheimer. Questo è però soprattutto un film sull'amore, sul prendersi cura, su chi rimane accanto a queste persone e le vede spegnersi gradualmente. Oltre a questo "Una sconfinata giovinezza" è una bellissima riflessione sulla memoria, non solo su quella che non rimane, ma anche su quella che resta. Lino, infatti, seppur venga gradualmente privato della memoria a breve termine e di quella di lavoro, continua a ricordare la propria infanzia, proprio nel modo deformato che è tipico dei ricordi. Sembra che Pupi Avati riesca come regista molto meglio quando racconta grandi sofferenze e drammi, molto più di quando si perde nella vuotezza di una storie quotidiane meno drammatiche. La malinconia è, infatti, una sua inconfondibile nota registica, che trova sua realizzazione e rappresentazione massima in questo genere di trame.
venerdì 8 ottobre 2010
Una sconfinata giovinezza
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