Il dopo Gomorra di Garrone fà largo ai sogni, quelli con la S maiuscola, rappresentandone il potere accecante tramite immagini sfarzose. Partendo dalle scene sfarzose di un matrimonio faraonico la storia sprofonda in modo sempre meno idilliaco e sempre più patologico.
Luciano è un verace pescivendolo di Napoli che vende di contrabbando robot da cucina improbabili quanto esteticamente repellenti. Una delle prime scene del film introduce lo slogan "Non dovete mai smettere di credere nei vostri sogni", ma la vita del protagonista finisce in un tunnel di schiavitù da essi, quando iniziano i provini del Grande Fratello. Garrone propone una trama adagiata su un letto di napoletanità perfettamente scolpito, ma la sua asserzione è molto profonda: il Grande Fratello può portare a creare falsi valori di successo fino a fare perdere il senso di realtà? Da psicologa mi sento di dire che una persona che perde l'esame di realtà a tal punto da pensare di essere spiata dal Grande Fratello e da regalare teatralmente tutti i propri beni al prossimo per fare vedere di esser degno del programma, ha nel reality solo l'evento scatenante di una patologia megalomane che si sarebbe comunque scatenata con altre modalità. Garrone vuol farci riflettere con immagini pittoresche e dialoghi in parte sottotitolati su dove sta andando una parte del mito del progresso e su quali valori abbraccia una determinata società. Non siamo, però, così fragili, non lo è la società. Il Grande Fratello non ha tutto questo potere ed aggiungo per fortuna.
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