domenica 16 settembre 2012

L'intervallo

"L'intervallo" dura quanto una partita di calcio, ma qui il gioco è molto cupo e la location non è un bel campo all'aperto, ma una casa buia, abbandonata e dai confini indefiniti. L' intervallo di permanenza in questo luogo è sconfinato e la dimensione del tempo si perde negli sguardi tra i due protagonisti, che si soffiano a vicenda come due gatti impauriti. I dialoghi sono ermeticamente napoletani, quasi a voler rendere ancora più criptico ed inconoscibile tutto ciò che stà accadendo. L'opera prima di Leonardo Di Costanzo si fonda sulla semplicità dei due protagonisti, due non professionisti ai confini con l'adolescenza.Un pò manieristico è il setting, che sicuramente regala un colpo d'occhio iniziale, ma che con lo scorrere della trama pecca di superficialità. Il crescendo di tensione non si avverte, molte delle scene risultano scontate e questo viaggio di iniziazione è raccontato in maniera autentica, ma sofferta. 

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