mercoledì 5 gennaio 2011

Hereafter


Dopo il deludente Invictus, il grande Clint ritorna a dirigere un grande film, riuscendo a trattare il tema della veggenza e della sensitività, con una grande profondità. Mai avrei pensato che si potesse parlare di un tema così ai miei occhi vacuo e poco realistico, dandogli un tocco così autentico e credibile. Ciò che mi ha spinto nella sala a vedere un film con una trama che avrei assolutamente evitato, è stato proprio il fatto che il regista sia un un ottantenne e non un ragazzo fantasioso. Ed infatti le mie vaghe aspettative non sono state tradite. Clint dall'alto della sua esperienza cinematografica ,ma anche e soprattutto dall'alto della sua età in generale, sa affrontare il tema del passaggio all'al di là con grande curiosità. Il film non incupisce, anzi sembra un viaggio nella parte misteriosa che c'è dentro ognuno di noi. Il vero leit motiv del film è, infatti, quanto sia lecito conoscere nella vita. Tale quesito è declinato, nei riguardi del proprio passato, del passato di chi si incontra. Parlare del passato che non si conosce, dunque anche dell'inconscio, rimanda automaticamente ad una riflessione sul futuro. Oltre ad essere un film che induce ad alte riflessioni è anche tecnicamente di alta qualità. La regia è attenta ad ogni dettaglio e per rimanere in tema con il messaggio del film, nulla è dato al caso. Straordinaria la scena in cui Matt Damon imbocca con un cucchiaino una ragazza bendata durante una lezione di cucina. Formidabile in quella scena la scelta di "Nessun dorma" come colonna sonora.

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