Ogni volta che entro in sala per una pellicola di Woody Allen ne cerco il volto terribilmente buffo ed il suo eloquio tipicamente forgiato di termini come prosaico, faresaico ecc.. Non incrociando il suo sguardo sullo schermo sento il suo mondo interiore diffondersi nell' aria che respirano le protagoniste. Jasmine e sua sorella sono le due anime di Woody, ambizione, smarrimento esistenziale e valoriale l' una e nevrosi quotidiane l' altra. Alta borghesia e proletariato. Come in molte sue pellicole la sceneggiatura è al limite con il genere teatrale. Le battute sono argute ed i personaggi profondi. La "grande bellezza" della vita mondana di Jasmine perde sempre più la già melliflua consistenza iniziale. Il suo personaggio si costruisce e destruttura al contempo, man mano che i minuti passano.Questo processo di narrazione (psic)analitica va di pari passo con lo svelarsi della verità sulla vita di Jasmine. Uno scenario noir si prospetta per lo spettatore. Dopo aver costruito una filmografia che spazia da " La rosa purpurea del Cairo"a "Match point", con " Blue Jasmine" Woody Allen fonde nevrosi, mistero e doppio sé.
mercoledì 11 dicembre 2013
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