martedì 19 marzo 2013

Il grande e potente Oz

Il regista della trilogia di Spiderman cambia eroe e sceglie un soggetto più ambiguo e umano. 
Portando sullo schermo il prequel del famoso "Mago di Oz" di Victor Fleming, Reimi si addentra nell'analisi visivamente esplosiva di un personaggio al limite tra il prestigio e la magia: il mago di Oz. Ricordando a tratti Avatar, proprio nella ricerca di quelli che sono i veri valori che salvano un popolo, Reimi smonta con tono burlesco il mito del mago. Non per niente l'incipit del film riporta la mente dello spettatore proprio alle atmosfere del genere burlesque, sottolineando il sottile confine tra magia e burla. Lascia sorridere su alcune delle grandi beffe che hanno sorretto le speranze delle persone per secoli, garantendone la sopravvivenza mentale. Dopo aver condotto l'intero film parlando da dietro le quinte e facendo vedere a carte scoperte il gioco burlesco più che magico di Oz, il regista lascia che la sua genialità ci stupisca con la fantasia e la creatività. Un grande omaggio al cinema che riesce con le sue immagini a distrarre qualsiasi strega maligna ed a salvare il regno di Oz e quello dei nostri peggiori incubi.
Se lo stile del film è inizialmente volutamente patinato anche a livello visivo, geniale risulta lo stacco verso la realtà del mondo di Oz, come se il mago si trovasse improvvisamente ad uscire da un grembo fetale ed il liquido amniotico si trasforma in gallerie di colori sfumati che invadono la vista dello spettatore grazie ad uno spettacolare effetto 3D. 
E quale piccola donna non può non riconoscersi nella bambola di porcellana dalle gambe rotte, che il grande e potente Oz riesce a guarire con una magica sorta di supercolla?

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