Troverei molto interessante una analisi psichiatrica della mente di Jeunet. Trovo, infatti, qualcosa di profondamente malato ed al contempo geniale nel suo modo di concepire e girare film. Stavolta l'esplosione vera è quella dell'immaginazione e della fantasia che perdono quell'alone di mistero che c'era in "Il favoloso mondo di Amelie", ma al contempo guadagnano un ritmo migliore rispetto a "Una lunga domenica di passioni". La mente di Jeunet riesce a rastrellare dalla memoria più antica tutti quei pensieri tipici dell'infanzia, in cui mancano ancora alcune capacità del ragionamento. La trama narrata stavolta sembra esattamente quella uscita da un gioco infantile di gruppo. Quante volte da piccoli si è gioito della presenza di scatoloni di cartone casualmente e temporaneamente disponibili in casa? Quante volte ci siamo nascosti dentro sperando di riuscire ad essere flessibili come la ragazza del film? Quante armi abbiamo fabbricato?Tutte queste idee poi razionalizzate dal tempo, sono qui contemplate nella purezza del momento del loro concepimento. Un film irresistibile e profondo.
lunedì 20 dicembre 2010
L'esplosivo piano di Bazil
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