L'impatto estetico di "Noah" si articola in inquadrature che aprono verso scenari edenici che ricordano la campagna irlandese. Landscape reali e ricostruiti digitalmente si fondono armoniosamente in colori fulgidi, ma intensi. Russell Crowe, seppur nella sua limitata espressività, ben si cala nel ruolo del visionario illuminato ed incarna credibilmente i sentimenti del personaggio biblico. Se il film può apparentemente sembrare una buona lezione sulla Bibbia si scopre che la maggior parte degli eventi centrali narrati sono stati scritti da Aronofsky (dall'adozione della bambina all'imposizione divina di uccidere i nipoti per non perpetrare la specie). Nonostante ciò il regista gioca abilmente col senso di misticismo e riesce ad arrivare allo spettatore non solo grazie agli effetti speciali, seppur di alto livello (vedi la scena dell'acqua che diventa fiume e solca la terra fino all'orizzonte). Il valore della vita e della maternità sono gli aspetti della pellicola che mi hanno emotivamente più toccato ed il trionfalismo narrativo non mi è mai sembrato così autentico. Alcune scene con Jennifer Connelly sono gonfie di una teatralità calda che mi ha riportato la memoria alle tragedie greche di Siracusa a cui ho assistito una quindicina di anni fa.
Realismo narrativo dubbio incorniciato da una fotografia perfetta in cui non c'è una composizione dell'immagine inesatta, intensità espressiva, una sceneggiatura diretta e comunicativa: il regista esteta de "Il cigno nero" confeziona così uno spettacolo dal ritmo avvincente.
Capitolo primo. "Adorava New York. La idolatrava smisuratamente..." No, è meglio "la mitizzava smisuratamente", Capitolo primo: "era troppo romantico riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto: trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui New York significava belle donne, tipi in gamba che apparivano rotti a qualsiasi navigazione".
Capitolo primo. "Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea: la stessa carenza di integrità individuale che porta tanta gente a cercare facili strade stava rapidamente trasformando la città dei suoi sogni in una..."
Capitolo primo. "Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre..."
Capitolo primo "New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata"
dal film "Manhattan" di Woody Allen